Giovedì 19 gennaio 2023, alle ore 17, seduta accademica dalla Biblioteca “Lionello Poletti” dell’Accademia delle Scienze di Ferrara, in via del Gregorio, 13 (Piazza Ariostea).
Sarà consentito seguire l’evento in presenza, fino a esaurimento dei posti disponibili o in collegamento streaming al seguente link: http://meet.google.com/pdv-oxat-juu
La seduta è aperta a tutta la cittadinanza interessata all’evento.
- Saluto della Presidente dell’Accademia delle Scienze di Ferrara, prof.ssa Alessandra Fiocca (professore ordinario e prorettrice dell’Università di Ferrara)
- Presentazione del prof. Adolfo Sebastiani con ricordo del prof. Antonio Rossi già Rettore dell’Università di Ferrara e Presidente della nostra Accademia
- seduta tenuta dal prof. Daniele Pini (già Professore Ordinario di Pianificazione e Tecnica Urbanistica al Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara, esperto UNESCO e ICOMOS) sul tema: Samarcanda dal 1922 ad oggi: la trasformazione della città storica in parco a tema turistico
Abstract
Pochi cenni storici sono necessari per spiegare l’importanza e il fascino di questa città, che sembra appartenere più al mito che alla storia. Fondata tra il VII e il V secolo a.C. fu per secoli la città più ricca e famosa dell’Asia Centrale grazie alla sua posizione lungo la Via della Seta, la maggiore via commerciale di terra tra Cina ed Europa, ma anche grande centro di elaborazione culturale scientifica. Per gran parte della sua storia fece parte del Primo impero Persiano, ma fu soprattutto crocevia di culture e civiltà che lasciarono tracce indelebili nei suoi monumenti e nella sua stessa società. Basti ricordare l’invasione araba dal VI al XIII secolo, che portò il suo alfabeto e convertì all’Islam la sua popolazione, poi quella dei Persiani e di diverse successive dinastie turche, che ne fecero una delle città più ricche di tutto il mondo islamico. Nel 1220, fu conquistata dai Mongoli di Gengis Khan. Nel 1370 Tamerlano avviò uno straordinario programma di sviluppo come capitale di un impero che si sarebbe esteso dall’India alla Turchia, con il contributo di artigiani e architetti provenienti dalle diverse regioni dell’Impero timuride. Nel XIV e XV secolo, la città divenne sede di numerose scuole per lo studio delle scienze, della matematica e dell’astronomia e principale centro di elaborazione culturale nel mondo islamico dell’Asia centrale. Poi, nel XVI secolo, con lo spostamento della capitale nella vicina Bukhara, Samarcanda iniziò un lento declino sino ad essere abbandonata nel XVIII secolo.
Nel 1868, la città entra a far parte dell’Impero russo, diventando poi capitale del Turkestan russo, e successivamente, dopo alterne vicende, capitale della Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka dal 1925 al 1930, prima di cedere questo ruolo all’attuale capitale Tashkent. A partire dagli anni ‘20, il potere russo e poi sovietico inizia un processo di ‘modernizzazione’ e, al tempo stesso, di ‘patrimonializzazione’ della città, con ampie demolizioni e ricostruzioni del tessuto urbano, ma anche con le prime iniziative di conservazione e protezione dei principali monumenti che testimoniano delle diverse culture succedutesi rendendo questa città un unicum di grande fascino nell’Asia Centrale. Nel 2001, per iniziativa del nuovo stato indipendente, Samarcanda viene iscritta nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO come “crocevia di Civiltà” e inizia una nuova epoca di ‘valorizzazione’ patrimoniale che si rivelerà essere altrettanto devastante della ‘modernizzazione’ sovietica.
Attraverso la cartografia storica e, soprattutto, immagini d’epoca si tenta di ricostruire alcune trasformazioni avvenute nel contesto urbano a seguito dei numerosi interventi di restauro e ‘valorizzazione’ dei principali complessi monumentali nell’ultimo secolo; interventi, compiuti con l’intento di celebrare il potere politico e di sviluppare il turismo, hanno via via impoverito il contesto urbano riducendo la città storica a una sorta di ‘parco a tema’, restituendoci un’immagine mitica della storia e legittimando così ricostruzioni fantasiose e senza alcun fondamento scientifico.
Queste vicende non sono troppo dissimili da quelle che avvengono in molti paesi ‘emergenti’, dove la storia o, piuttosto, la sua immagine deformata dal mito viene utilizzata per dare legittimità popolare a sistemi politici autoritari quando non dittatoriali.