• Saluto del Presidente dell’Accademia delle Scienze di Ferrara, prof.ssa Alessandra Fiocca
  • Conferenza tenuta dal professor Ferdinando Calzolari  (Già Direttore Struttura Operativa Complessa di Neuroradiologia, Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine) che parlerà sul tema: Cent’anni di neuroradiologia.

Abstract

La neuroradiologia è una disciplina medica che si occupa della diagnosi e della terapia delle malattie del sistema nervoso, rispettivamente attraverso esami di diagnostica per immagini e metodiche cosiddette interventistiche. Scopo della relazione è descrivere gli incredibili progressi della neuroradiologia nell’ arco temporale di circa un secolo.

Gli esami diagnostici in campo neuroradiologico cominciarono a svilupparsi già pochi anni dopo la scoperta dei raggi x, consentendo peraltro di produrre immagini soltanto delle strutture ossee del

cranio e della colonna vertebrale (il “contenente”), le cui alterazioni potevano solo indirettamente indurre il sospetto di lesioni di encefalo, nervi cranici, midollo spinale e radici nervose (il “contenuto”), ormai destruenti l’osso. Nella ricerca di migliorare diagnosi a dir poco imprecise, tardive e quasi sempre prognosticamente infauste, già nella prima metà del secolo scorso si svilupparono tecniche neuroradiologiche invasive

che consentirono di ottenere le prime informazioni indirette sulle strutture anatomiche dell’ encefalo e del midollo spinale attraverso l’ impiego di mezzi di contrasto radiotrasparenti (aria) o radiopachi (composti chimici ad alta densità), iniettati negli spazi subaracnoidei attraverso puntura lombare.

Nello stesso periodo si svilupparono le prime tecniche angiografiche; l’iniezione di mezzo di contrasto per puntura delle arterie del collo consentì la rappresentazione radiografica diretta delle arterie e delle vene intracraniche normali e patologiche. Successivamente queste tecniche si estesero allo studio della vascolarizzazione della colonna vertebrale e del midollo spinale.

La visualizzazione diretta del parenchima encefalico e midollare si ottenne soltanto con la comparsa della tomografia computerizzata (TC) negli anni 70 e della risonanza magnetica (RM) nel decennio successivo. Queste invenzioni rivoluzionarono la diagnosi e la terapia delle malattie del sistema nervoso.

Parallelamente il miglioramento dell’angiografia, effettuabile con minore invasività per via transfemorale, comportò lo sviluppo delle tecniche interventistiche che consentono a tutt’ oggi il trattamento di malattie vascolari e non. Si svilupparono inoltre altre metodiche non angiografiche per il trattamento di patologie della colonna vertebrale. La neuroradiologia diventò pertanto non soltanto diagnostica, ma anche terapeutica.

Negli ultimi decenni si è verificato un continuo ed esponenziale progresso. Alla produzione di immagini di altissimo dettaglio anatomico, addirittura fetali utilizzando la RM, si è abbinata la possibilità di ottenere informazioni funzionali, sia con la TC che con la RM, riguardanti ad esempio

il flusso ematico cerebrale o addirittura l’attività neuronale, con ricadute pratiche nella diagnosi, nella terapia e nella riabilitazione. L’ evoluzione delle tecniche interventistiche per l’impiego di materiali sempre più sofisticati ha consentito trattamenti più mirati e meno invasivi.

Attualmente si utilizzano i dati numerici delle immagini digitali non solo per analisi qualitative, ma anche per ottenere parametri oggettivi ed estrapolare informazioni impossibili con la sola analisi

visiva. La radiomica consente analisi quantitative delle caratteristiche tessutali, utili in campo oncologico a prevedere la risposta alle cure. La radiogenomica rappresenta un ulteriore progresso, abbinando i dati quantitativi della radiomica ai dati genomici dei tumori, con notevole ricaduta sulla terapia.

La sfida del futuro sarà mantenere da parte del neuroradiologo il rispetto della dignità umana, la capacità critica e il pieno governo nei confronti dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, onde evitare che i prossimi cent’ anni di neuroradiologia siano cent’ anni di solitudine, del medico e del paziente.